Gli antichi egizi già utilizzavano estratti di alcune piante, come la psoralea coriifolia, applicati sulla cute e attivati da luce solare per il trattamento di affezioni dermatologiche al tempo molto diffuse, quali vitiligine e psoriasi.
Nel 1903 venne attribuito il premio Nobel a Niels Finsen per il trattamento del Lupus Vulgaris con radiazione luminosa concentrata (già allora considerata in elenco malattie rare).
Nel 1929 il Premio Nobel andò ad Hans Fischer per la caratterizzazione delle porfirine, la più importante categoria di fotosensibilizzatori, sostanze eccitate e attivate dalla luce solare/rossa.
Oggi la PDT è efficace verso un’ampia gamma di cellule bersaglio, inclusi batteri e virus (anche miceti) ed è stata utilizzata in diversi ambiti clinici quali dermatologia, urologia, vulnologia, odontoiatria, gastroenterologia (Cadi Barrett).
La fotodinamica dermatologica si articola in tre fasi: consulta l’articolo completo a questo articolo (formato PDF).